«Non esiste nulla come JOHNNY GUITAR.» [M. Scorsese]
Non è un film, è cinema allo stato puro, e giovedì 2 FEBBRAIO rivivrà nella nostra sala in tutto il suo splendore in ‘Trucolor’.
Giovedì 2 FEBBRAIO, ore 20:30
JOHNNY GUITAR
di Nicholas Ray [USA/1954, 110′]
vers. restaurata
lingua originale, sott. italiano
Ingresso: €6,00
Introduce:
IVAN CIPRESSI
[Libreria di Cinema, Teatro e Musica]
Arizona, ‘800. L’affascinante Vienna (Joan Crawford) gestisce un saloon ed è per questo in guerra con i possidenti locali guidati da Emma Small (Mercedes McCambridge), che le contende l’amore del fuorilegge Dancin’ Kid (Scott Brady). La situazione è ulteriormente scossa dall’arrivo di Johnny Guitar (Sterling Hayden), ex pistolero e un tempo grande amore di Vienna.
Difficile controllarsi di fronte a Johnny Guitar. Difficile essere lucidi, distaccati, analitici, in una parola: “critici”. Per Johnny Guitar, crediamo, o si nutre una passione smisurata, irrazionale, folle, come tutti gli amori impossibili, o è meglio tacere. E Martin Scorsese è uno di quelli che ha amato questo film, i suoi personaggi, il suo clima irripetibile, i suoi ambienti particolari, la sua storia fuori dagli schemi. E lo ha amato a tal punto da soffrire nel sapere che i suoi splendidi colori di un tempo stavano andando perduti per sempre. E allora si è messo all’opera e ha fatto realizzare questo splendido restauro che tutti dovrebbero vedere (e accidenti perché tutti parlano del restauro della Cappella Sistina e nessuno di questo capolavoro? Forse che Nick Ray è inferiore a Michelangelo? Ma chi l’ha detto? Ray è uno dei più grandi artisti del nostro secolo e ogni suo film andrebbe studiato e protetto come le più importanti opere d’arte della storia!… e scusate l’enfasi…).
Eppure cineasti come Truffaut e Godard l’hanno adorato. Ma era gente che sapeva che cos’era l’amore al/nel/per il cinema. Johnny Guitar non è un film, è il cinema (lo ha scritto pure Enrico Ghezzi, ma non ci posso far niente, è così…). È cinema allo stato puro. Nient’altro che il cinema. Scrisse Godard: “Ecco qualcosa che esiste solo attraverso il cinema, ecco qualcosa che sarebbe nullo in un romanzo, sul palcoscenico, in qualsiasi altro posto, ma che sullo schermo diventa fantasticamente bello”. Insomma siamo di fronte a quei film che fanno amare il cinema, e cioè la vita. Che ti fanno venir voglia di vederlo e rivederlo, proprio come la persona amata. Che ad ogni visione ti fanno scoprire aspetti nuovi, elementi che prima avevi trascurato, nuovi motivi per amare. Ci sono dei film che aiutano a vivere meglio, ad amare meglio. A vedere meglio.
Questo è il regalo che Nicholas Ray e la sua troupe ci hanno fatto nel 1954. Apparentemente Johnny Guitar è un western. Anzi più che apparentemente. Ci sono i cavalli, le pistole, i cappelli, il saloon e tutto il resto, e soprattutto c’è “l’aria di frontiera”, il luogo dove la legge c’è e non c’è, dipende da chi sa farla rispettare. In Johnny Guitar il western è un pretesto (e mi perdoni chi lo ha amato soprattutto come western…), ma “l’involucro” western è usato con tanta forza e passione da farlo diventare uno dei più bei western della storia del cinema. Ma Johnny Guitar è anche uno dei più bei mèlo della storia, e forse anche uno dei noir più inquietanti, ed ha dei piccoli attimi da commedia che non ti aspetti. InsommaJohnny Guitar è “tutto”. [Federico Chiacchiari Cineforum n. 334 maggio 1994]
CINEMA TEATRO BELLINZONA
via Bellinzona 6 – BOLOGNA
parcheggio gratuito in cortile interno