IL MISTERO DEL FALCO – 80° anniversario

Un titolo imprenscindibile. 
Torniamo alle origini del noir con un caposaldo della storia del cinema che compie 80 anni: IL MISTERO DEL FALCO (The Maltese Falcon) di John Huston, in versione restaurata!

Giovedì 2 dicembre, ore 20:30
IL MISTERO DEL FALCO
(The Maltese Falcon) di John Huston

USA | 1941 | 101′
vers. originale, sott. italiano

Introduce: IVAN CIPRESSI [Libreria di Cinema, Teatro e Musica]
Biglietto: €6,00/5,00
PRENOTA l’INGRESSO: https://cinema-teatro-bellinzona.reservio.com

L’investigatore privato Sam Spade (Humphrey Bogart) viene coinvolto dalla misteriosa Brigid (Mary Astor) in un torbido caso che coinvolge un doppio omicidio e la scomparsa di un’antica e preziosa statuetta chiamata il Falcone Maltese, su cui vuole mettere le mani il malvagio Kasper Gutman (Sydney Greenstreet). 

Decisamente una delle opere prime più significative della storia del cinema. Già attivo sceneggiatore per la Warner Bros., John Huston scrive e dirige la versione cinematografica di uno dei capisaldi della letteratura hard boiled americana, ‘Il falcone maltese’ di Dashiell Hammett. Se i due precedenti adattamenti del romanzo, ‘Il falcone maltese’ di Roy Del Ruth (1931) e ‘Il diavolo e la signora’ di William Dieterle (1936) sono finiti nell’oblio, l’imprescindibile esordio di Huston dietro la macchina da presa ha inaugurato ufficialmente la stagione del noir americano e ne è divenuto il modello per eccellenza nella storia del cinema insieme a ‘Il grande sonno’ di Howard Hawks (1946). In una trama intricatissima che si snoda lungo spazi claustrofobici illuminati da chiaroscuri opprimenti (fotografia di Arthur Edeson), si muovono personaggi che divengono immediatamente icone di un genere (il detective, la dark lady, il fat man modellato sulla fisicità di Greenstreet). Su tutte si staglia Bogart: sguardo malinconico, impermeabile e sigaretta sempre accesa, entra indelebilmente nell’immaginario collettivo nei panni dell’antieroe cinico e disilluso in lotta contro i mali di una società corrotta dall’avidità. E ci ricorda che il cinema, proprio come quel geniale MacGuffin che è la statuetta a forma di falco, è fatto «della materia di cui sono fatti i sogni». [Longtake]

Pur non scivolando mai nel simbolismo onirico Il mistero del  falco riesce a destabilizzare lo spettatore moltiplicando i punti di vista e ingarbugliando la trama in maniera tale che bene e male si confondano. Il McGuffin della statuetta d’oro diviene il pretesto per rivelare i lati oscuri dei diversi protagonisti e Sam Spade solo alla fine riuscirà a mettere a posto i diversi pezzi del puzzle. John Huston (che già aveva lavorato con Bogart sceneggiando Una pallottola per Roy) usa i soffitti bassi e le prospettive angolari per trasmettere insicurezza e oppressione: l’atmosfera che pervade tutto il film è fatta di solitudine e di lucida coscienza del male. Le scene degli interni sono spesso costruite con abili botta-risposta che viaggiano tra l’ironico e il violento. Si pensi al primo incontro tra Humphrey Bogart e Peter Lorre con quest’ultimo agghindato come uno svogliato dandy (anello al mignolo, bastone argentato, i guanti bianchi) che si trasforma in un campo-controcampo in un criminale con pistola alla mano. O alla scena del capitano della Paloma di Hong Kong Jacobi (Walter Huston, papà del regista) che irrompe moribondo negli uffici investigativi con il fatidico falcone maltese che è fatto della materia di cui sono fatti i sogni e, come il Cinema, esige una messa in scena spettacolare. Ecco il punto cruciale colto da Bogart proprio nel finale del film, la lucida consapevolezza di essere tutti attori sul palcoscenico della vita. [Fabio Fulfaro, Sentieri Selvaggi]

CINEMA TEATRO BELLINZONA
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