FANNY & ALEXANDER in versione integrale – 40° ANNIVERSARIO

40 anni di FANNY & ALEXANDER.
«Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono. Su una base insignificante di realtà, l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni». Quarant’anni di uno dei più grandi ritratti familiari mai apparsi sul grande schermo, concepito da Ingmar Bergman come un compendio definitivo del proprio cinema, intriso di paura, angoscia ma anche di energia vitale. Sarà ROBERTO CHIESI [storico e critico cinematografico, responsabile del Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini della CINETECA DI BOLOGNA] a guidarci nella visione di un capolavoro senza tempo.

È prevista una PAUSA RINFRESCO a metà proiezione.

LUNEDÌ 12 DICEMBRE, ore 19:00
FANNY & ALEXANDER
(Fanny och Alexander)
di Ingmar Bergman 

[SE-FR-RfT/1982, 312′]
vers. integrale
lingua originale, sott. italiano

Ingresso: €8,00
Acquista il biglietto online: https://bit.ly/3F6m7hM

Introduce: ROBERTO CHIESI
Storico e critico cinematografico
responsabile del Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna

Svezia, 1907. Membri dell’agiata famiglia borghese degli Ekdhal, guidata dalla autoritaria ma comprensiva ex attrice Helena (Gunn Wållgren), che ha a cuore il futuro di figli, nuore e nipoti, i giovanissimi Fanny (Pernilla Allwin) e Alexander (Bertil Guve), suggestionati dalla propria lanterna magica, si confrontano con i primi traumi della vita: la morte del padre Oscar (Allan Edwall), il difficile rapporto con il pastore protestante Vergérus (Jan Malmsjö), sposato in seconde nozze dalla madre Emilie (Ewa Fröling), l’incapacità di decifrare il volere di Dio.

‘Bergman mescola il pessimismo di Kierkegaard, il teatro di Strindberg e Ibsen con il racconto natalizio di Charles Dickens e le saghe familiari dei Buddenbrock di Mann. Il risultato è un film di sussurri (quelli di Fanny e Alexander che scorrono le immagini della Lanterna Magica) e di grida (l’urlo lacerante fuori campo della moglie di Oscar alla veglia funebre), di sessualità gioiosa (i rapporti tra Gustav e la serva) e di infantile tenerezza (la lotta con i cuscini che richiama quella di Vigo in Zero in condotta), di crudeltà psicologica (tutto il duello tra Alexander e Vergerus) e di improvvise illuminazioni salvifiche (il discorso da Il sogno di Strindberg che apre e chiude il film). Intanto vivi e morti abitano geometricamente la stessa scena tra statue che si animano e orologi che segnano il tempo. Ad esaltare questo affresco novecentesco la fotografia di Sven Nykvist che alterna il rosso degli interni caldi della casa placenta degli Ekdahl con il grigio funebre del mondo cadaverico della casa-chiesa dei Vergerus. Le musiche seguono l’andamento degli avvenimenti: nella grande festa natalizia ascoltiamo le note gioiose di Robert Schumann per poi passare alla marcia funebre di Beethoven, al notturno di Chopin e alle sinfonie tese di Benjamin Britten. La cura della scenografia e la ricostruzione degli ambienti di inizio Novecento ricorda l’analogo lavoro filologico fatto da Kubrick per il Settecento di Barry Lyndon.

Premiato con quattro Oscar (miglior film straniero, migliore scenografia, migliore fotografia e migliori costumi), presentato in due versioni, una televisiva di oltre 5 ore e una per la sala cinematografica di circa 3 ore, Fanny e Alexander è l’opera testamento di Bergman che ribadisce il primato dell’arte nel trasfigurare gli eventi quotidiani: la rappresentazione teatrale all’interno di quella cinematografica è poesia all’interno di un’altra intuizione poetica atta a svelare il mistero del reale. Il Cinema e il Teatro diventano così il vero posto delle fragole.’ [Fabio Fulfaro, SentieriSelvaggi]

CINEMA TEATRO BELLINZONA
via Bellinzona 6 – BOLOGNA
parcheggio gratuito in cortile interno