EFFETTO NOTTE [La nuit américaine] di Truffaut al Bellinzona di Bologna in versione restaurata

Giovedì 15 novembre, alle ore 20:45, continua il nostro viaggio nei capolavori restaurati, un omaggio all’unico grande amore di François Truffaut: il cinema. Distribuito da Park Circus e restaurato da The Criterion Collection in collaborazione con Warner Bros, EFFETTO NOTTE è un film del 1973, costituisce la tredicesima fatica di François Truffaut e gli è valso la vittoria del Premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 1974.

EFFETTO NOTTE [La nuit américaine]
di François Truffaut [FRA/1973, 115′]
vers. originale, sott. italiano
biglietto unico: €6,00
introduce: IVAN CIPRESSI [Libreria di Cinema Teatro Musica]

La pellicola è considerata tra i più grandi capolavori della storia del cinema ed è stata inserita dalla rivista Time tra i 100 migliori film di tutti i tempi nel 2005.
«Tracciare il ritratto di tutti coloro che collaborano alla realizzazione di un film e rispondere allo stesso tempo alle domande che il pubblico pone sempre agli attori e ai registi sul tema: Come si gira un film?» [F. Truffaut]

Lo spettatore è proiettato negli studi cinematografici di La Victorine a Nizza, dove il regista Ferrand (interpretato dallo stesso Truffaut) è intento a girare il film ‘Vi presento Pamela’. La pellicola parla del colpo di fulmine tra una giovane inglese (Jacqueline Bisset) e il suocero (Jean-Pierre Aumont), incontrato per la prima volta in Costa Azzurra, dove si era recata col suo fresco sposo (Jean-Pierre Léaud) per conoscere i suoi genitori. I due scapperanno come dei ladri durante la notte…

Restaurato da The Criterion Collection in collaborazione con Warner Bros. presso i laboratori Criterion a partire da un negativo camera originale 35mm e un interpositivo 35mm. Il restauro è stato supervisionato dal direttore della fotografia Pierre-William Glenn.

«Il cinema come mestiere fatto di mille competenze, i divi come lavoratori (il dialogo fra l’attrice interpretata da Jacqueline Bisset e il produttore Jean Champion sugli infernali orari di lavoro del set): Truffaut ci parla della cosa che più ama raccontando la lavorazione di un film (il dramma sentimentale Je vous presente Pamela) come un’impresa corale fatta di riti quotidiani. La narrazione è impressionista, dispersa in tanti piccoli episodi che scorrono lievi, che siano buffi o malinconici. Il cinema appare in primo luogo un’industria anomala, che realizza prodotti – i film – che vogliono essere anche qualcos’altro. Ma sempre di industria si tratta, con i suoi meccanismi ripetitivi e sfiancanti; solo che gli operai devoluti a far funzionare la macchina a un certo punto, misteriosamente, diventano famiglia. È una macchina gioiosa, un luogo pieno di tensione produttiva ma mai davvero conflittuale. E non c’è spazio nemmeno per l’archetipo del conflitto regista-produttore (vedere Il Bruto e la Bella di Minnelli); anzi quest’ultimo è una figura paterna e solidale.
Quello che Truffaut lancia sul suo ambiente è uno sguardo bonario, riconciliato e conciliante: il pedante critico massmediologo di Io e Annie lo definirebbe un film ombelicale e auto indulgente; probabilmente a ragione, ma si dovrebbe aggiungere anche irresistibile. Talmente convinto nel comunicare il proprio amore per il cinema da risultare coinvolgente e mai frivolo. Sì, è una celebrazione, che diventa vero e proprio canto nelle sequenze di montaggio in cui, sulle note trascinanti di Delerue, assistiamo ai tanti momenti in cui sul set si produce l’illusione cinematografica. Sì, il set appare come un rifugio, un ventre materno (la scenografia ellittica della prima e ultima giornata di riprese) per proteggersi da qualcosa, dalla vita o dalla normalità. Ma poi la vita è destinata a mischiarsi e a scontrarsi col mestiere, con l’ossessione del fare cinema; che siano le paturnie di un attore geloso (non poteva mancare l’attore feticcio di Truffat, Jean-Pierre Léaud) o la morte, poi riassorbita come un ulteriore incidente di percorso. Il cinema non replica mai la vita, ma sembra a volte rimpiazzarla, cannibalizzarla, nasconderla e infine rivelarla, in un gioco che Truffaut ha l’intelligenza e la sensibilità di non risolvere mai del tutto.» [Francesco Giulioli, Sentieri Selvaggi]

CINEMA TEATRO BELLINZONA
via Bellinzona 6 – BOLOGNA

parcheggio gratuito nel cortile interno
proseguendo per via Bellinzona, subito dopo il cinema, sulla sinistra