GLI ANNI IN TASCA di Truffaut al Cineclub Bellinzona di Bologna

«Volevo dirvi che è perché conservo un brutto ricordo della mia gioventù 
e non mi piace il modo in cui ci si occupa dei bambini, 
che ho scelto questo mestiere: l’insegnante.» 
[Maestro Richet ne ‘Gli anni in tasca’]
 
«Il bambino inventa la vita, ci sbatte contro, 
ma sviluppa allo stesso tempo tutte le sue facoltà di resistenza.» 
[François Truffaut]

Il Cineclub Bellinzona continua il viaggio tra i capolavori del grande François Truffaut con una ‘proiezione speciale’ de L’ARGENT DE POCHE, martedì 2 ottobre, alle ore 20:45.

GLI ANNI IN TASCA / L’argent de poche
di François Truffaut [FRA/1976, 104′]
vers. originale, sottotitoli in italiano
Biglietto unico: €6,00

Introduce la proiezione:
IVAN CIPRESSI [Libreria di Cinema Teatro Musica]

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François Truffaut trasferisce tutto il suo amore per i bambini e per il cinema in questo tributo alle gioie, ai desideri ardenti, alle pene e agli stupori dell’infanzia. Gli anni in tasca, una rapsodia caleidoscopio nel più puro stile Truffaut, è un tributo ai bambini, lirico ed al tempo stesso divertente.

Nella caratteristica cittadina francese di Thiers, le strade risuonano delle risate e dei giochi dei bambini. mentre molti di loro sono alle prese con la prima cotta o l’andare a scuola per la prima volta, alcuni non hanno una vita così facile. gli affamati fanno appello ai sentimenti più profondi dei vicini per ottenere qualcosa da mangiare, mentre quelli che si sentono soli causano problemi per attirare l’attenzione. Ma quando viene rivelata l’orribile verità nascosta dentro al piccolo furto di un ragazzino, la cittadina viene scossa profondamente e i suoi abitanti si trovano a dover aprire gli occhi e vedere la sofferenza dei loro bambini.

Con potenza affascinante, i ragazzini de GLI ANNI IN TASCA aprono le loro anime con la freschezza di un’onestà che gli adulti possono solo ricordare.

«Buio in sala ora: gli anni in tasca inizia(no). La piccola Martine scrive una cartolina da Bruère-Allichamps, il centro esatto della Francia, indirizzandola verso Sud, nel paesino di Thiers, dove la scolaresca del maestro Richet popolerà il nostro film. Il padre di Martine si vede solo pochi frame sullo schermo, a bordo di un’auto, mentre fa un cenno di assenso: la cartolina può essere spedita e la piccola Martine sparire risucchiata da un’iride delle origini del cinema. Un padre interpretato da François Truffaut…eccolo allora lo scarto struggente tra questo bellissimo L’argent de poche e i primi film del ciclo Doinel: nel 1976 Truffaut è ormai un genitore/regista che guarda bonariamente i propri figli da lonano, li segue con la lente familiare del cinema che gli ha già salvato la vita, nell’intima e ormai pacificata consapevolezza che “per una sorta di strano equilibrio coloro che hanno vissuto una giovinezza difficile sono meglio corazzati per affrontare la vita adulta rispetto a coloro che sono stati protetti o molto amati”. Doinel, nel frattempo, è diventato il nostro caro maestro Richet: è il ciclo della vita, e la vita è il cinema, non è vero?

A Truffaut, insomma, non servono più abissi autobiografici o fascinazioni letterarie per catturare fugaci attimi di un’estatica verità del quotidiano proiettata direttamente sullo schermo del nostro passato, superando sovrastrutture personali o sociali, teoriche o filmiche, per farci riscoprire bambini sorridenti e incantati dentro un cinema o davanti alla meravigliosa madre del nostro miglior amico. Ecco: questo film è la voglia di estate di Truffaut. È la voglia di ri-cominciare dopo le passioni lancinanti dei capolavori maturi (Adele H e Le due Inglesi) facendo deflagrare quelle stesse coordinate tra i banchi di scuola, correndo per le strade, inseguendo i sogni più piccoli che si possano immaginare. I più belli. Gli anni in tasca è un concerto a più voci perennemente discordanti che trovano solo nel caos una loro intima e sublime coerenza: ricchezza e povertà, violenza e affetto, imbarazzo e solitudini, furtarelli e sorrisi, Truffaut de-scolarizza il cinema e ci getta fiducioso dal nono piano del suo palazzo facendoci ri-scoprire improvvisamente immortali. Anche noi abbiamo “fatto bum…”.

Poi arrivano le vacanze: i bambini che nei titoli di testa correvano sfrenati verso la scuola ora camminano lenti verso la vita. E il piccolo Patrick, l’amante dei film, bacia la dolce Martine, che ama tanto le lettere… attimi di silenzio… Truffaut chiude il cerchio della sua memoria, l’iride delle sue origini, in quel singolo e magico frame che vorremmo sempre abitare: le nostre favole, i nostri baci rubati e le cartoline alle nostre infanzie. Perché nel lungo e difficile viaggio dall’enfant sauvage alla chambre verte “la vita è fatta in modo tale che non si può fare a meno di amare ed essere amati”. No. Non si può veramente aggiungere altro alle parole del maestro Richert. Ora buio in sala per favore, facciamo silenzio, l’amour en fuite…» [Pietro Masciullo, Sentieri Selvaggi]


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CINEMA TEATRO BELLINZONA
via Bellinzona 6 – Bologna
Parcheggio gratuito in cortile interno