IL POSTO DELLE FRAGOLE in versione restaurata – #100annidiBERGMAN

Giovedì 12 aprile, alle ore 20.45, il Cineclub Bellinzona Bologna, propone per il centenario della nascita di Ingmar BergmanIL POSTO DELLE FRAGOLE, una delle pellicole più note del cineasta scandinavo, un road movie catartico e intriso di rimpianti per una giovinezza e una felicità oramai lontanissime, per una vita che sta inevitabilmente volgendo al termine. Il viaggio esistenziale del professor Isak Borg (un commovente Victor Sjöström), così intrinsecamente rivolto al passato, rivela ancora oggi una inscalfibile vitalità narrativa ed estetica.
Introduce: IVAN CIPRESSI [Libreria di Cinema Teatro Musica]

IL POSTO DELLE FRAGOLE
ingmar Bergman [Svezia/1957, 91′]
Vera. digitale restaurata
lingua originale, sott. italiano
biglietto unico €6,00

L’anziano e illustre professor Isak Borg viene insignito di un prestigioso riconoscimento accademico e dovrà recarsi a Lund per ritirarlo. La festosa giornata inizia però con un incubo: Borg sogna di trovarsi da solo in una città sconosciuta, con orologi privi di lancette, un uomo che cade a terra afflosciandosi su se stesso, un carro funebre che sbatte contro un lampione e un cadavere col volto identico al suo. Al risveglio, dopo aver chiesto la colazione alla governante, decide di non affrontare il viaggio in aereo bensì in automobile: lo accompagnerà la nuora Marianne…

 

«La flagellazione psicologica del protagonista Isaak Borg, che stringe volentieri il braccio del fratello speculare, Il settimo sigillo, più vecchio di centinaia di anni o di pochi mesi, non è forse solo merito delle turbe del regista svedese. In un film dove i motivi cari a Bergman si sprecano, si moltiplicano e si rispecchiano (dai rimandi, palesi e non, al film precedente, allo sdoppiarsi dei personaggi, all’insistita presenza di specchi e primi piani), sono gli occhi gonfi e le labbra tremanti di Victor Sjöström a farsi carico del film. Il risentimento tangibile del regista verso il personaggio di Borg, ancora una variazione sul tema dell’ossessiva figura paterna, fonte inesauribile di spunti disseminati per tutta l’opera bergmaniana, viene stemperato dall’enorme peso che l’attore riesce a imprimere ad ogni parola e gesto: in ottica puramente gravitazionale, ogni minuto è una caduta, una discesa verso la terra, un riallinearsi a se stessi, ai propri desideri e alle proprie ambizioni, ma rivisti con gli occhi lattiginosi della vecchiaia, che appannano e distorcono anche la più palese delle verità. A ben guardare, vi è poca memoria nella mente di Borg, vittima inerme, invece, di fantasmagorie oniriche a volte violente e a volte placide, ma che rivelano sempre in maniera incresciosa la vergogna di vivere, lo sguardo colpevole nascosto dietro alle foglie, complice e vittima al tempo stesso. Il suo essere morto in vita è uno specchio freddo in cui tutti i personaggi prima o poi si vedono riflessi: un continuo trovarsi sotto esame, schiacciati sotto un vetrino di rimorsi o di angosce, ma sempre in grado di rivoltarsi e passare da inquisiti a inquisitori. Ma il film, così come il suo protagonista, preferisce deviare dalla strada principale: al treno si preferisce la macchina, così come alla narrazione lineare si preferisce una continua sosta nel territorio dell’inconscio, con una conseguente sfumatura dei confini temporali che insieme richiama e allontana l’idea della morte che, se ne Il settimo sigillo dominava ogni scena, qui è solo una silenziosa compagna di viaggio.» [Renato Loriga, Sentieri Selvaggi]


CINEMA TEATRO BELLINZONA
via Bellinzona 6 – BOLOGNA
parcheggio gratuito in cortile interno