IL CIELO PUÒ ATTENDERE di Lubitsch in versione digitale restaurata

Giovedì 18 maggio, alle ore 20.45, rivive sul grande schermo, in versione digitale restaurata, il bellissimo Il cielo può attendere di Ernst Lubitsch, distribuito da Lab 80 film!

Introduce: IVAN CIPRESSI, Libreria di Cinema Teatro Musica

Ingresso €5,50 – Soci Coop €4,50

IL CIELO PUO’ ATTENDERE [E. Lubitsch, USA/1943, 112′]
• vers. originale, sott. italiano •
Appena defunto, Van Cleve arriva nell’anticamera dell’inferno dove racconta al diavolo la propria vita: è sempre stato viziato dai genitori, è stato iniziato presto ai piaceri della carne da una giovane cameriera, gli sono piaciute tantissimo le donne ma è rimasto sempre fedele alla bellissima moglie. Capolavoro di eleganza e di squisita trasgressione. Una commedia che, riassumendo in flashback i sessanta anni di vita di un uomo, costituisce la ricapitolazione di moltissimi motivi e figure “esemplari” che hanno ossessionato Lubitsch fin dagli inizi della sua carriera.

«Film di sublime leggerezza e autentico esempio di fattura ricca del leggendario lubitschiano “tocco”, esempio di un cinema che è scomparso, elegante, sobrio, accattivante, cinico e romantico, un cinema che solo i grandi pessimisti tedeschi di Hollywood ci hanno saputo servire. Il cielo può attendere è nel contempo opera di impianto classico, derivato dalla migliore tradizione della commedia americana e del romanzo europeo, materia dominata con magistrale orchestrazione e partitura dal suo grandissimo autore, e opera moderna che, sfidando il comune sentire, mette in discussione la coscienza stravolgendo la corrente opinione che riconosce solo nel salvifico perbenismo a tutto tondo la soluzione ad ogni forma di seduzione frutto di umana curiosità. La lunga storia terrena di Henry Van Cleve (un abilissimo Don Ameche), narrata al diavolone che lo accoglie dopo la sua dipartita, è un esempio di accettabile cialtroneria, ma, come sarà dimostrato, anche di una onestà di fondo dei sentimenti nei confronti della donna che lo ha accompagnato per tutta la vita. È dura da digerire, ma la vita di Henry si divide tra questi due canoni antitetici che rendono il personaggio umanissimo e vero e proprio uomo senza qualità afflitto da inguaribile dongiovannismo fino in fondo alla propria vita, spalleggiato in gioventù da quell’inguaribile epicureo del nonno. E così il cielo può attendere diventa l’ulteriore invocazione di umanità che tutto il film suggerisce attraverso una visione non soltanto laicizzante, quanto piuttosto carica di una tensione verso la perfezione che esiste finché esiste la vita dominata da questa umana imperfezione dalla quale non si può e non si vuole guarire.» [Tonino De Pace, Sentieri Selvaggi]