VIA COL VENTO – 80 anni di un capolavoro

«Francamente», questa è una grande occasione per vedere sul grande schermo VIA COL VENTO (Gone with the wind) di Victor Fleming! 80 anni di un film epico, monumentale, il più famoso di tutti i tempi, vincitore di 8 premi Oscar (più 2 menzioni speciali), pronto a rivivere in tutta la bellezza del suo Technicolor, giovedì 28 marzo (SOLD OUT) e lunedì 1 aprile (replica), alle ore 20:00, al Cineclub Bellinzona Bologna.

Per l’occasione, celebreremo questo importante anniversario accompagnando la proiezione del 28 marzo con un gran ballo ottocentesco nel piazzale antistante il Cinema, a cura della Società di Danza Bolognese!

PROGRAMMA
• ore 19:30 – Gran ballo ottocentesco in costume [solo il 28]
• ore 20:00 – PROIEZIONE
VIA COL VENTO

     di Victor Fleming [USA/1939, 222′]
     vers. restaurata, doppiaggio italiano

-> piccolo RINFRESCO nel CHIOSTRO seicentesco adiacente alla nostra sala durante l'”intermission” a metà proiezione.

biglietto unico: €6,00
PREVENDITE per la replica del 1 APRILE
acquistabili domenica 31 marzo, dalle ore 16:30 alle ore 21:00, presso la biglietteria del Cinema.

Nella Geaorgia del 1861 la bizzosa e indomita Rossella O’Hara (Vivien Leigh) ama il mite Ashley (Leslie Howard) che però le preferisce la buona cugina Melania (Olivia de Havilland): Rossella vorrebbe a consolarsi con l’affascinante avventuriero Rhett Butler (Clark Gable) ma lo scoppio della Guerra civile e il suo carattere orgoglioso la porteranno a sposarsi con due uomini che non ama – da cui resterà due volte vedova – mentre il potere della famiglia si dissolve con la guerra e la fattoria di Tara si riduce a una catapecchia. La storia d’amore più famosa del cinema: dal romanzo di Margaret Mitchell, un film-fiume indimenticabile, un melodramma archetipo sullo sfondo di un ampio affresco storico-epico. [ilMereghetti]

«E tuttavia Via col Vento è, nella sua classicità monumentale, anche un’opera innovativa se la grassa nutrice di colore si ritaglia un ruolo di primo piano malgrado l’edulcorato contesto da “zio Tom”, mentre il convenzionale tema del sacrificio non si consuma più sull’altare di una muliebre passività eroica, ma attraverso la proposizione di un modello di donna aggressiva, in lotta con le convenzioni come con l’asfissia di un corsetto che ha fatto storia (Cameron lo cita nella Rose di Titanic).Allegorie di questa condizione femminile di claustrofobia/opposizione ai pregiudizi esterni passano anche attraverso alcuni elementi di arredo tipici del melodramma: le pesanti tende della casa di Tara, un relitto della perduta ricchezza familiare sopravvissuto al saccheggio nordista e che Rossella decide di strappare per farsene un vestito di lusso. E la grande scala della casa coniugale alto-borghese su cui si giocano il destino di Rossella sposa e gli snodi narrativi più intensi della sua relazione con Rhett: sono quei gradini che Rhett ascende con in braccio una riluttante Rossella, rompendo per una notte l’astinenza sessuale da lei imposta. In direzione fatale e contraria, la caduta abortiva di Rossella incinta da quella stessa scala. Ed è sempre dall’alto di essa che la donna insegue Rhett nell’intenso finale.

Corali le narrazioni di guerra, le distese di feriti alla stazione, la spettacolare sequenza dell’incendio di Atlanta (interamente girata dallo scenografo William Cameron Menzies). Mentre vira all’arancio la tavola espressionista dei colori nelle scene liriche di ritorno alla terra. Come il “giuramento di Rossella” che chiude il primo tempo, quando il corpo della donna si staglia in un duro controluce di sfida, un attimo dopo essersi accasciato nella posa bestiale della fame. Il dramma ormai è annunciato e, come da tragedia greca, la fine (di una storia e di un mondo) avanza ineluttabile. Lo enfatizza in crescendo il tema di Tara che viene candidato all’Oscar come miglior colonna sonora ma non vince: l’Academy gli preferisce quella de Il mago di Oz, altra pellicola a firma Flemingdel ’39 e tratta da romanzo. Il best-seller di Margaret Mitchell trasposto in Via col vento è un’opera fiume come il film omonimo: è dalla sue pagine che vengono, tali e quali, le parole d’addio di Clark Gable che solo la ribellione di un produttore, caparbio almeno quanto la sua eroina, sottrasse all’oblio del Production Code.» [Elisabetta Viti, sentieriselvaggi.it]

CINEMA TEATRO BELLINZONA
via Bellinzona 6 – BOLOGNA
Parcheggio gratuito in cortile interno